Ho incontrato un angelo. Anzi due.

Un venerdì sera come tanti: aperitivo con gli amici in centro. Serata divertente, un po’ di alcool e tanti stuzzichini (guai a chi ha decretato la morte dell’Happy hour): dopo una settimana frenetica in ufficio è il momento tanto atteso e quasi mai delude. Al momento del rientro, alla fermata dell' autobus, scorgo un gruppetto di persone, ALATO. Per un attimo ho pensato fossero il risultato di un Cosmopolitan scadente unito ad uno Spritz troppo carico, ma ho subito scartato l’ipotesi. Non sono così scarsa! Quei ragazzi erano veri e indubbiamente portavano sulle spalle delle ali bianche. OK. Ognuno è libero di indossare ciò che vuole, figuriamoci! Mi sono sempre morsa la lingua davanti ad uno stivale a gamba nuda ad agosto..non saranno un paio d’ali a farmi capito(mbo)lare. Ho pensato ad una qualche manifestazione pacifista, tipo “salviamo il pennuto del momento” oppure ad un gruppo che si stava recando ad una festa a tema. Invece no. Panico. Parte del gruppo si avvicina a noi. Sembrano aspettare proprio noi! Cerco di fissare, con tutto l’interesse che riesco a manifestare, la bacheca degli orari e contemporaneamente inizio a sperare intensamente che l’autobus magicamente appaia da dietro la curva. Dovete sapere che non sono un campione di espansività già in condizioni normali. Interagire con un tizio che sceglie di indossare un paio d’ali temo sia troppo. Mr. B. è tranquillo, lui non teme il contatto col prossimo come me. Sono sola a vivere il trauma. I ragazzi (in realtà ragazzo e ragazza) si avvicinano e, con qualche battuta scherzosa sul fatto che loro siano angeli caduti dal cielo, attaccano bottone. La mia bocca è nascosta dal bavero del cappotto, la mia espressione non è delle più scure, ma temo che il mio sopracciglio imbizzarrito non riesca a frenarsi dall’esprimere il suo giudizio. Mannaggia. Prendo tempo. I due ragazzi, sempre sorridenti, non si fanno prendere dallo sconforto. Chiacchierano, un po’ fra loro ed un po’ con me del più e del meno. Ne arriva un terzo: buffo, arruffato, dall’accento campano. Scherzano fra loro, si prendono in giro. E alla fine il mio sopracciglio si rilassa. Incredibilmente, sorrido. Scopro così che sono parte di una compagnia teatrale (per gli interessati, Il Teatro dei Mignoli), che, unendo il diletto al socialmente utile, svolge corsi per “animatori civici”, persone volontarie che favoriscano l’utilizzo delle linee pubbliche urbane in orario notturno: i reclutati, si esercitano in questa loro “angelica” veste (che fa molto "Il cielo sopra Berlino" o, a scelta, "City of Angels". Ma non aspettatevi Nicolas Cage!)ascoltando e intrattenendo i passanti notturni in attesa alla fermata dell'autobus. Va premesso che nella mia città, come in tante altre grandi realtà, non tutti la sera circolano tranquilli. La gente ha paura del prossimo, del diverso. Più in generale quasi di tutto, per essere precisi. ;-)
Questi ragazzi sfidano il freddo di gennaio ed i pregiudizi per rendere meno solitaria l’attesa. Un’iniziativa davvero lodevole (e lo dice una che solitamente non teme di essere sola, lo spera!). Auguro anche a voi di incontrare, magari in una sera nebbiosa, fredda e umida come quelle che solo l'inverno in pianura sa regalare, un simpatico paio d’ali, che sappia non farsi intimidire da un sopracciglio dall'arcata perfetta.

3 commenti:

  1. hai incontrato gli "angeli alle fermate"!! Lo avrai già trovato, nel caso contrario qui c'è il loro blog(http://angeliallefermate.blogspot.com/).
    Ho indossato anche un loro paio d'ali una volta ;)

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  2. Sono un angelo alla fermata anche io. E il tuo articolo mi riempie di gioia. Grazie :)
    AngelClaire

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  3. Cara AngelClaire..prego! ma dovrei dire grazie a te e a chi come te si impegna per realizzare ciò in cui crede..La vostra è una bellissima iniziativa...PS: Claire Claire..sarai mica la sorella della Hunziker?!? ;-) msbx

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