A BOLOGNA FRIDA KAHLO E LA COLLEZIONE GELMAN

La scorsa settimana ho partecipato alla serata inaugurale della nuova mostra che ha aperto le porte il 19 novembre qui a Bologna presso Palazzo Albergati: la collezione Gelman - arte messicana del XX secolo.

Adoro l'arte e mi emoziono sempre quando Bologna organizza qualche evento di grande respiro. La vita culturale bolognese di questi ultimi anni mi sta dando grosse soddisfazioni, avverto come una rinascita e spero che questo clima continui per parecchio tempo. E questa mostra si è rivelata all'altezza delle aspettative e merita sicuramente una gita.

Forza trainante di questa esposizione è la figura magnetica di Frida Kahlo e la sua vita travagliata: il dolore fisico, l'amore disperato per Diego Rivera. Ho conosciuto l'opera di Frida Kahlo durante i tempi dell'università e me ne sono innamorata.
Non aspettavi però un'esposizione interamente dedicata alle opere dell'artista: si tratta piuttosto di una raccolta corale di opere, collage, litografie, testimonianze, fotografie, stile di vita di Frida e degli artisti protagonisti della rinascita messicana, come Diego Rivera, Rufino Tamayo, Marìa Izquierdo, David Alfaro Siqueiros, Angel Zàrraga.

Florence Arquìn, Frida Kahlo a Coyoacàn, primi anni '40

La collezione Gelman nasce nel 1941 a Città del Messico grazie a Jacques Gelman e Natasha Zahalkaha, due emigrati dell'est Europa che avevano fatto fortuna in Messico producendo film comici. Nel 1943 Diego Rivera realizza su commissione il ritratto di Natasha (che troverete esposto in mostra) e da questo punto inizia la passione dei Gelman per l'arte messicana.

Diego Rivera - Ritratto di Natasha Gelman, 1943

Il percorso mostra è diviso in diverse sezioni che analizzano aspetti particolari del periodo e dei loro protagonisti, a partire dagli stessi Jacques e Natasha Gelman, proseguendo con Diego Rivera e la rinascita messicana per poi spostarsi al secondo piano di Palazzo Albergati, interamente dedicato all'opera e alla vita di Frida Kahlo, presentata attraverso diverse tematiche. 
Frida Kahlo e la fotografia; Frida dea atzeca; Frida e Diego; le mascotte di Frida; Frida Kahlo icona fashion.
A concludere il percorso, una serie di autoritratti diventati icone, fra cui Autoritratto con treccia (1941) e Autoritratto come Tehuana (1943).

Frida Kahlo, Autoritratto come Tehuana (o Diego nei miei pensieri), 1943




Ho molto apprezzato la suddivisione dell'opera di Frida per tematiche, ho avuto modo di osservarla da differenti punti di vista riuscendo a coglierne lati originali. In particolare modo il materiale fotografico è unico, emozionante. Frida, figlia di un fotografo (Guillermo Kahlo, ebreo tedesco di origini ungheresi) sa come porsi davanti all'obbiettivo: fiera, trionfante, seria e imbronciata, con lo sguardo da guerriera.

Frida Kahlo by Edward Weston, 1930

Frida è stata la più potente biografa di se stessa: attraverso le sue opere si ripercorrono tutte le tappe della sua vita travagliata: l'incidente sull'autobus che le distrusse la colonna vertebrale, gli aborti, la storia con Diego, i tradimenti, il supplizio fisico, la morte prematura.

In una delle sale del secondo piano trovate anche riprodotta fedelmente la sua camera da letto, con lo specchio appeso sul baldacchino ed è emozionante immedesimarsi per un attimo nell'intimità sofferente dell'artista.




L'identità di Frida, il suo abbigliamento folclorico negli anni sono diventati ispirazione per il mondo della moda. Già nei primi anni '40 Elsa Schiaparelli elaborò un abito in omaggio a Frida Kahlo chiamato "Robe Madame Rivera", iniziando la trasformazione ad icona globale di un periodo. E qui a Palazzo Albergati, una chicca per le fashion addicted, troverete esposti per la prima volta gli abiti dei più grandi stilisti di fama mondiale che si sono ispirati a lei, fra cui Gianfranco Ferrè, Valentino, Antonio Marras.

Curata da Gioia Mori, la mostra è patrocinata dal comune di Bologna ed è prodotta e organizzata da Arthemisia Group.

Il percorso mostra, accompagnato dall'audio guida inclusa nel biglietto di ingresso, dura circa 45', ma dedicateci di più o non riuscirete a visionare tutti i materiali.
E' disponibile anche un percorso mostra per bambini, con una produzione audioguida specifica.
La mostra resterà aperta fino al 26 marzo 2017, tutti i giorni dalle 10 alle 20 (consultate il sito QUI per le aperture straordinarie e per acquistare il biglietto).

Il costo del biglietto è di 14 euro. Una parte del ricavato per volontà degli organizzatori andrà a favore dei terremotati.

1 commento:

  1. Un post motlo interessante su una mostra che sembra molto bella. Direi che vale proprio la pena pensare di organizzare una gita a Bologna...grazie di tutte le informazioni. claudiag

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