A SINGLE MAN: A WORK OF ART (This is for you, Mr. Ford)

L’altra sera, dopo tanta attesa, finalmente ho visto l’opera prima di Tom Ford. Era dalla mostra del cinema di Venezia aspettavo questo momento e devo dire che ne è valsa la pena . Nessuna delusione, nessun dubbio, tutto il meglio che ci si poteva aspettare da questa prima esperienza cinematografica di questo architetto, designer, stilista, teorico dell’estetica ed ora anche regista, era lì, davanti a me, in formato digitale.
Ho apprezzato ogni singolo secondo del film ed ho vissuto insieme al professor Falconer la sua difficile, disperata, giornata. Ma soprattutto, ho guardato tutto attraverso gli occhi di Tom Ford. Mi è capitato di rado di scorgere così chiaramente l’intento del regista attraverso la sua pellicola. La sua presenza si avverte nella casa tutta a vetrate di George, dal taglio impeccabile della sua camicia, delle sue giacche, dal vestito turchese della bimba vicina di casa, dalla rosa, imperlata di rugiada, che George accarezza.
Tutto è poesia, non c’è nulla di volgare e non c’è una sola inquadratura che non sia stata studiata all’estrema perfezione.
Forse sarò imparziale, ho sempre ammirato molto Tom Ford; ma in un’epoca in cui è diventato difficile stabilire cosa si possa definire un’opera d’arte, sento di poter affermare che questo film lo è. Ogni singolo istante. Colin Firth ha reso il personaggio di quest’uomo solo e singolare impeccabile. Abbiamo tutti avvertito il suo senso di mancanza, di “assenza dell’essenza vitale”.
Che altro posso dire...In questo momento, in cui le file al cinema si fanno per poter indossare un paio d’occhiali spaziali utili a veder volare davanti a te un puffo cresciuto troppo, il cinema vero, che non ha bisogno di effetti speciali, ha avuto la sua rivincita.

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Chi è passato per il tè...

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