UN WEEKEND IN UMBRIA CON FARCHIONI1780 E UMBRIA JAZZ

Una delle cose che ho sempre amato di questo mio lavoro, che considero una fortuna e per cui continuo a sentirmi grata, è l'opportunità di arrivare a conoscere le persone che stanno dietro ad un marchio prestigioso, ad un prodotto di successo. Conoscerle di persona, parlare con loro, capire come la pensano.

Sono fortemente convinta del "valore umano" di un'azienda, credo che la sua fortuna derivi dagli ideali che stanno alla base e di come questi riescano ad essere trasmessi con successo a chi in questa azienda ci lavora.




Prima di partire per questo blog tour alla scoperta dell'Umbria, dei suoi prodotti e di Umbria Jazz, Farchioni era per me la bottiglia di olio Il Casolare che trovavo a casa della mamma perché "è buono e quando lo trovo in offerta lo compro".
Ora so che Farchioni è un'azienda alimentare di famiglia, che produce tutto ciò che vende nei settori olio, farina, vino e birra.

Adesso per me Farchioni è il volto di Pompeo, uno dei discendenti della famiglia che dal 1780 iniziò a produrre farina e olio in Umbria; sono i suoi figli, Giampaolo e Marco, che giovanissimi si occupano di portare avanti il lavoro del padre seguendo rispettivamente la sezione olio e quella della birra Mastri Birrai Umbri
Ma non solo, Farchioni nei miei ricordi resta anche Andrea, Tommaso, Michele, Vincenzo, Daniele, i dipendenti che orgogliosi ci hanno parlato del loro lavoro e dei prodotti della loro terra quasi fossero i loro stessi figli. O Stefano, che in una domenica mattina assolata ci ha guidato con il suo fuoristrada fra vigneti, uliveti, campi di farro e di girasoli e ci ha raccontato di quando da piccolo viveva proprio in quella campagna e con gli amici si divertiva a vagabondare su e giù per le colline (Stefano, prima o poi andrò a visitare Rasiglia, promesso!).
Queste persone senza conoscerci ci hanno aperto il loro cuore, hanno condiviso con noi i loro ricordi, ci hanno mostrato orgogliosi la loro terra, il loro bene più prezioso.




Abbiamo vissuto due giorni intensi, senza un attimo di riposo, ma ne è valsa la pena.
Abbiamo "imparato" (parola impropria vista la difficoltà dell'operazione!) a degustare e giudicare un olio tramite l'analisi organolettica.




Abbiamo visitato il nuovissimo birrificio ormai prossimo all'inaugurazione, imparando a conoscere (e degustare!!) le birre Mastri Birrai Umbri, che sono create con il metodo dell'alta fermentazione, sono non filtrate, non pastorizzate e rifermentano una seconda volta in bottiglia in modo da garantire la loro unicità di sapore e aroma (quello che interesserà a voi, e a me, è che sono molto meno amare delle birre comuni, molto più amabili e piacevoli al palato).




Abbiamo visitato la cantina Terre de la Custodia, un posto favoloso immerso nel verde della campagna e (daje!) degustato ottimi vini.







Abbiamo anche camminato sulla terra riarsa dal sole dei vigneti abbarbicati sui colli umbri, poco lontano da Todi, ci siamo fatti pizzicare le gambe dalle spighe di farro, pur di avere una foto che fosse instagrammabile, abbiamo saltato fossi per raggiungere i girasoli, non ci siamo fatti mancare nulla. 





E non ci hanno fatto mancare nulla.


Cena alla cantina Terre de la Custodia

Ci hanno portato a cena, ad assaggiare tutte le prelibatezze che questa regione offre, ci hanno invitato ad un picnic fra gli ulivi con tutta la loro famiglia, in un'atmosfera così pacifica e intima che non scorderò facilmente.


Particolari del buffet del picnic nell'oliveto 
E poi il gran finale. 
A Perugia. 

Mastri Birrai Umbri è stata la birra ufficiale dell'edizione 2017 di Umbria Jazz, l'importantissimo festival internazionale della musica che quest'anno si è svolto dal 7 al 16 luglio. E noi domenica sera eravamo lì, in seconda fila, ad ascoltare 4 ore ininterrotte di musica, di canzoni dedicate ai cantautori italiani ed in particolare a Luigi Tenco.
Si sono esibiti davanti a noi Gino Paoli, Giuliano Sangiorgi, Gaetano Curreri, Paolo Fresu, Danilo Rea, Mauro Ottolini, Bocephus King e l'orchestra da camera di Perugia. 




Una serata di emozione pura.
Un weekend di emozioni. Credevate che un olio potesse emozionare? Io no.




E oggi ve ne parlo perché credo che esperienze come questa vadano poi raccontate, perché realtà come quella di Farchioni, un'impresa ancora tutta italiana, vada raccontata e fatta conoscere. Io mi emoziono per queste cose, e voi lo vedete perché poi lo scrivo. O ne parlo di continuo. Mi entusiasmo davanti ai racconti di sacrificio e di successo che hanno portato delle persone ad essere ciò che sono. Forse sono semplicemente ingenua, forse mi piace vedere soprattutto il bello nelle cose. Ma, anche se fosse così, preferisco allenare questa mia predisposizione al bello, all'essere entusiasta dei successi (soprattutto altrui!), ad apprezzare il valore che il capitale umano può dare ad un'idea.
Grazie Farchioni1780, grazie a tutti voi per averci aperto le porte e fatti sentire in famiglia.





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